La Festa dei Gigli di Barra è una delle più imponenti manifestazioni popolari della città di Napoli. Ogni anno, l’ultima domenica di settembre, grandi obelischi di legno rivestiti da scenografie in cartapesta – i “gigli” – vengono sollevati a spalla da centinaia di uomini (le paranze) e “ballati” tra le strade del quartiere. La celebrazione unisce dimensioni religiose e civili, memoria storica e competizione amicale, diventando per la comunità barrese un rito identitario.
La tradizione a Barra si afferma nei primi decenni dell’Ottocento, in un contesto di intensi scambi con l’area nolana. Fonti locali ricordano una prima attestazione nel 1822-1823: facchini barresi che lavoravano come portatori a Nola decisero di riproporre nel loro comune la spettacolare processione a obelischi, inizialmente collegandola alla patrona Sant’Anna (26 luglio). La data fu poi stabilmente spostata a fine settembre, in ambito devozionale legato a Sant’Antonio di Padova, quando condizioni climatiche e organizzative erano più favorevoli.
Diverse ricostruzioni giornalistiche e culturali collocano l’avvio della festa barrese tra 1822 e 1823 e sottolineano l’ispirazione al modello nolano, pur con caratteri propri e un radicamento specifico nel territorio di Barra.
Il giglio è una macchina a spalla alta fino a circa 20–25 metri, costruita su una base quadrangolare che ospita il sistema di trasporto e la band musicale. L’ossatura verticale è la borda, lunga pertica centrale sulla quale si innestano i diversi “quarti” che compongono l’obelisco. L’involucro esterno è rivestito con cartapesta e legno leggero, lavorati da botteghe artigiane (cartapestai, scenografi, pittori, intagliatori). Ogni anno i comitati scelgono un progetto decorativo – spesso ispirato a temi sacri o civili – che rende unico il profilo del giglio.
Il trasporto è affidato alle paranze, gruppi organizzati di cullatori guidati dal capoparanza. Le lunghe stanghe orizzontali (varre) attraversano la base: su di esse i portatori, coordinati da comandi vocali e segnali ritmici, sollevano il giglio “a spalla” e lo fanno avanzare con movimenti coreografici. Durante il percorso si eseguono girate (rotazioni su sé stesso), “saltelli” e la delicata posata (l’appoggio controllato al suolo). L’energia esecutiva si intreccia con la componente musicale: cantanti e fanfare presentano ogni anno brani inediti che diventano inni identitari del rione.
A Barra, oltre alle paranze locali storiche, sono spesso invitate paranze “ospiti” provenienti da altre comunità della tradizione dei gigli dell’area metropolitana. La rivalità è intensa ma bonaria, senza una classifica ufficiale: si parla talvolta di “vincitore morale” della giornata.
La festa nasce da un orizzonte devozionale: l’adozione del modello a obelischi è storicamente connessa all’omaggio a San Paolino nel territorio nolano; a Barra la celebrazione si è innestata sulle memorie di Sant’Anna e, dal XIX secolo, sulla forte devozione per Sant’Antonio di Padova. Nei giorni che precedono la ballata si tengono momenti liturgici (processione antoniana, messe, benedizioni dei gigli) che aprono il ciclo festivo. La dimensione religiosa convive con un marcato carattere popolare: la “tavolata” per sostenere i costi, la musica di paranza, i cortei rionali e la partecipazione diffusa di famiglie, artigiani e commercianti.
Da fine estate i cantieri allestiscono le strutture “spogliate” e si svolgono le alzate della borda. Le serate rionali presentano canzoni e staff musicali, mentre i comitati completano questua, scenografie e apparati.
La vigilia, il quartiere vive la sfilata delle fanfare e dei comitati: una parata musicale che annuncia la domenica della ballata, tra bandiere, colori e cori.
Dalla mattina i gigli escono dalle postazioni e percorrono le strade principali (corso Sirena e vie adiacenti) con manovre spettacolari fino a tarda notte. Il passaggio in alcuni punti simbolici del quartiere concentra le esibizioni più tecniche davanti a pubblico e autorità.
A rientro avvenuto, il quartiere saluta le paranze con cerimonie di commiato. La memoria dell’edizione resta nelle registrazioni musicali, nelle scenografie e nei racconti dei rioni.
Il dispositivo organizzativo è imponente: per un singolo giglio possono essere impiegati centinaia di cullatori a rotazione, insieme a tecnici, musicisti e volontari. Il Comune di Napoli coordina viabilità, piani di sicurezza e supporto logistico, mentre associazioni e comitati curano cantieri, allestimenti e programmazione culturale.
La Festa dei Gigli di Barra è riconosciuta, insieme alle altre grandi tradizioni a spalla della Campania, nell’Inventario del Patrimonio Culturale Immateriale regionale e rientra nelle azioni di valorizzazione promosse da istituzioni e fondazioni dedicate. La documentazione pubblica, i programmi annuali e le attività divulgative contribuiscono a trasmettere saperi artigianali, repertori musicali e pratiche comunitarie alle nuove generazioni.
A Barra la festa non è solo spettacolo: è patto comunitario. La costruzione dei gigli, la cura degli addobbi, l’allenamento dei cullatori, la scrittura di canzoni e la raccolta fondi rendono i rioni laboratori di partecipazione civica. Le biografie familiari si intrecciano con quelle delle paranze e delle botteghe, dando vita a una memoria collettiva che ogni settembre torna a farsi presente nel corpo vivo della città.
Selezione di fonti consultabili online (con focus su Barra; si citano pagine generali solo quando utili a contestualizzare il fenomeno delle grandi macchine a spalla).